Microrganismi "Keystone"
Via via vengono identificate
in vari ambienti nuove specie chiave (keystone) cioè specie la
cui scomparsa danneggerebbe molte altre specie che vivono nello stesso ecosistema,
determinandone il progressivo collasso. E non è detto che siano le specie più abbondanti o più
evidenti!
Un
esempio? Eccolo:
Tutti sappiamo che le
barriere coralline sono composte da formazioni rocciose costituite e
accresciute dalla sedimentazione degli scheletri calcarei dei coralli. Sappiamo
anche che le barriere coralline sono un
ecosistema unico per biodiversità.
Chi ha avuto la fortuna di vederle se ne è senz’altro reso conto! Infatti qui trovano rifugio milioni di specie diverse di piante, animali e protisti, per le quali le barriere rappresentano una sorta di oasi ricca di nutrienti, in un ambiente, come quello dei mari tropicali, generalmente povero.
Chi ha avuto la fortuna di vederle se ne è senz’altro reso conto! Infatti qui trovano rifugio milioni di specie diverse di piante, animali e protisti, per le quali le barriere rappresentano una sorta di oasi ricca di nutrienti, in un ambiente, come quello dei mari tropicali, generalmente povero.
Resta comunque la
straordinarietà di strutture tanto massicce costruite da piccoli organismi: i polipi del corallo
misurano pochi mm, sono parenti delle
meduse e delle attinie, tutti animali appartenenti
al philum degli Cnidari e considerati scarsamente evoluti, a struttura semplice non
possedendo neppure veri organi interni.
Ma ancora più stupefacente è
che la vita dei coralli dipende da organismi addirittura più piccoli (pochi
micrometri) e strutturalmente più semplici; senza i quali tuttavia le grandi
barriere coralline non si formerebbero e il loro intero ecosistema non
esisterebbe, o scomparirebbe.
Si tratta di protisti
(organismi unicellulari eucarioti) più precisamente di Dinoflagellati fotosintetici del genere Symbiodinium.
Vivendo come simbionti all'interno dei polipi del corallo i Symbiodinium catturano la luce e trasferiscono fino al 95% della loro produzione fotosintetica all'ospite, sotto forma di zuccheri, amminoacidi e carboidrati complessi. I polipi del corallo, in cambio, forniscono loro composti inorganici quali ammonio e fosfati, che sono fattori limitanti per gli stessi produttori.
Si tratta quindi di una
simbiosi mutualistica, nella quale l'abbondante riserva energetica fornita
dal simbionte all'ospite rende anche più efficiente la precipitazione del
carbonato di calcio per l'esoscheletro, concorrendo per questa via alla
costruzione delle barriere e delle isole
coralline.
Negli ultimi decenni molte barriere coralline
non godono di buona salute, perché, in condizioni di stress, i polipi
espellono i simbionti da cui, come detto sopra, dipende la loro
sopravvivenza.
Perdendo i simbionti i
polipi perdono il colore e appaiono biancastri e sfibrati. Per questo si parla
di "bleaching", ovvero sbiancamento.
Barriera corallina in buona salute!
Questo fenomeno è
apparentemente legato sia a periodi di innalzamento della temperatura (da 1 a 3°C ) sia ad altri fattori direttamente o indirettamente antropici.
Un recente rapporto del
WORLD WILDLIFE FUND prevede che la frequenza e l'intensità dello sbiancamento
aumenteranno e che
nel 2050 resterà meno del 5% della grande barriera corallina australiana; con essa entrando in crisi anche tutti gli altri organismi che beneficiano del suo habitat particolare .Come se in un oasi venisse a mancare l'acqua!
nel 2050 resterà meno del 5% della grande barriera corallina australiana; con essa entrando in crisi anche tutti gli altri organismi che beneficiano del suo habitat particolare .Come se in un oasi venisse a mancare l'acqua!
Il caso delle barriere
coralline dimostra che, come nel versettto del Vangelo "La pietra scartata dai costruttori è
diventata testata d'angolo"; l'elemento a torto giudicato meno importante
(un micorganismo la cui biomassa è irrilevante) può invece essere il fattore
decisivo per un intero ecosistema.
Inoltre visto che il
rapporto tra corallo e Symbiodinium è di simbiosi mutualistica è dimostrato
ancora una volta che insieme ai microrganismi
si può! (vedi post
precedente.)
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Ma non si può tipo coltivare i simbionti da reinnestare ne polipetti stressati?
RispondiEliminaGianfranco l'ottimista
Prima bisognerebbe rimetere in sesto l'ambiente altrimenti anche i nuovi simbionti morirebbero!!!!
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